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Rovereto, 13 aprile 2013
Servono insegnanti di educazione fisica
Tecnici sportivi a scuola, così non va

di Ruggero Pozzer
da l’Adige di sabato 13 aprile 2013

Da qualche anno la Provincia di Trento, seguendo il mito dell’esternalizzazione dei servizi, sovvenziona e affida l’insegnamento motorio nelle prime quattro classi delle scuole elementari, a soggetti estranei al mondo scolastico. A concorrere a tale attività sono due progetti chiamati «Pat-Coni» e «scuola-sport». In tale maniera, organizzati dal Coni o peggio da un’agenzia privata, entrano nella scuola a lavorare con i nostri figli, dei «tecnici sportivi» variamente titolati.

Alcune volte sono in possesso della laurea in Scienze motorie o Isef e altre volte solo di titolo emesso da una federazione sportiva; l’abilitazione all’insegnamento è invece un titolo non richiesto. La qualità degli interventi è assolutamente variabile, ma non è garantita e non è valutata dagli organismi scolastici. Poco male dice qualcuno; in tal modo almeno si sopperisce alle mancanze della scuola elementare e alla sua limitata offerta motoria.

In realtà, questa spiegazione diventa poi il motivo per cui l’Amministrazione si sente a posto con la coscienza. Tali interventi, prodotti da tecnici esterni alla scuola, risultano invece negativi, se non dannosi, per diversi motivi. In prima istanza non è comprensibile come sia possibile delegare a delle entità private l’educazione motoria pubblica dalla I alla IV elementare.

Questa preoccupazione si trasforma in qualità assolutamente non garantita o frequentemente mancante e disattesa. La funzione di controllo educativo, obbligatoria nell’insegnamento pubblico, viene meno ed è assente.

La programmazione educativa, condivisa tra docenti nella scuola, risulta dimenticata. I tecnici che entrano a scuola sono infatti estranei e incoscienti del progetto educativo di ogni singolo Istituto, non si confrontano con il rispettivo Consiglio di Classe nella scelta degli interventi e non debbono sottostare ad alcun vincolo didattico stabilito in seno al Collegio Docenti.

Vediamo dunque il lato economico. In momenti difficili, per i costi del sistema educativo, qualcuno pensa che tale iniziativa privatistica possa almeno produrre risparmio alle casse pubbliche. Analizzando i costi degli interventi si osserva invece che questi privati, operanti nella scuola, sono pagati profumatamente.

La Provincia riconosce ai tecnici che entrano a scuola un corrispettivo di 29,25 euro orari ai quali va aggiunto un ulteriore 25% corrisposto da ogni singola scuola. Ne risulta che ogni ora di intervento di un tecnico nella scuola elementare, costa agli enti pubblici un totale di 39 euro.

Molto di più di quanto costa un’insegnante di educazione fisica, titolato e abilitato.

Il paradosso non si ferma purtroppo qui. Durante l’attività dei tecnici viene mantenuto in capo alla scuola l’obbligo di tutela sui minori che non può essere affidato liberamente a degli estranei. Pertanto ogni intervento di un tecnico viene comunque accompagnato dalla presenza dell’insegnante della classe che, in un’inutile compresenza, si occupa della vigilanza educativa.

Ne consegue la triste condizione per cui si produrrà un intervento di scarsa qualità e che costa oltre il doppio di quello che potrebbe essere prodotto da un insegnante di educazione fisica, facente parte del Collegio Docenti di quella scuola e che interviene con competenza e come insegnate unico sulla classe.

Gli enti di controllo di tale sistema sono due. Uno è il Coni che guida il progetto Pat-Coni e l’altro è tale «Agenzia dello sport» con sede a Rovereto e che conduce lo «scuola-sport».

Se nel primo caso, stante i pregiudizi illustrati, il referente è comunque ente di valore nazionale, nell’altro caso si tratta di «associazione privata non riconosciuta» che interviene senza alcun obbligo di riscontro pubblico del proprio agire, anche riguardo alle condizioni, modalità e tutele lavorative operate.

Veniamo alle cose positive. La Provincia di Trento è d’altro canto assolutamente innovativa e positiva per quanto riguarda l’educazione motoria ma nella sola classe V elementare. Solo in questa classe l’educazione motoria è affidata all’insegnante di educazione fisica del medesimo Istituto Comprensivo, quello che i bambini incontreranno quando saliranno alla Scuola Media. L’insegnante delle medie, o qualora sia presente un insegnante elementare ma in possesso del titolo di educazione fisica, agisce come insegnante unico, titolato, abilitato e soggiacente la programmazione didattica qualificata dal Collegio Docenti e dal Consiglio di Classe. Il lavoro risulta così conforme alle modalità educative, includendo i bambini con ogni capacità e trascurando obiettivi sportivi non interessanti prioritariamente l’obiettivo educativo. Il tutto pagando un unico insegnante per ogni singola classe e permettendo assunzioni dalla lunga lista provinciale di docenti di educazione fisica, altamente qualificati, ma precari o disoccupati.

Ho cercato di illustrare chiaramente il buono ed il cattivo che convivono nell’educazione motoria offerta ai nostri bambini alla scuola elementare. Età delicatissima nella quale una corretta azione motoria è indispensabile per lo sviluppo corretto della futura personalità adulta.

È dunque auspicabile che tale illustrazione non rimanga lettera morta ma che la qualità della nostra autonomia provinciale, ormai nella prossima legislatura, riesca a qualificare l’intero percorso educativo psicomotorio della scuola primaria.

Ruggero Pozzer
Vice Presidente Verdi del Trentino

 

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